Da piazza Foroni si levano le prime lamentele. “Abbiamo fatto i calcoli e prevediamo un aumento di spesa fra il 10 e il 15 per cento” mette le mani avanti il titolare della catena di supermercati Borello che ha un punto vendita nella piazza. Si riferisce alla Tassa sui Rifiuti da pagare entro il 16 dicembre.
L’aumento c’è ed è consistente. Lo confermano gli esercenti di tutta Torino che hanno ricevuto il famigerato bollettino. Il ristorante il Gufo Bianco in corso Dante si è ritrovato nella cassetta delle lettere un conto da 13.005 euro quando lo scorso anno ne aveva versati 12.528, quindi una richiesta di quasi 500 euro in più.
Oltre al rincaro, la contestazione si allarga al metodo di calcolo basato sulla metratura dei locali e non sulla spazzatura prodotta. Giancarlo Banchieri di Confesercenti denuncia questa stortura, a causa della quale sono costretti a pagare cifre assurde negozi che non producono quasi nessun rifiuto come quelli di antiquariato: avendo ampie superfici espositive si vedono addebitati importi della TARI assolutamente esorbitanti. Si associa alla critica Fabio Borio di Federalberghi per il quale è inconcepibile che la tassa sia calcolata su tutta la superficie degli hotel, camere e hall comprese.
La presidente di Ascom Torino, Maria Luisa Coppa, racconta di profumerie e negozi di abbigliamento che stanno ricevendo richieste del 20% superiori a quelle dello scorso anno, esprimendo preoccupazioni per la crescente tentazione di abbassare le serrande per sempre da parte di chi già patisce un periodo di crisi.
Dal Comune minimizzano dicendo che l’incremento è pari a circa il 7 per cento e che rincari maggiori andrebbero letti con attenzione perché conseguenti, magari, a mancati versamenti precedenti oppure ad aumenti della metratura intervenuti nell’ultimo periodo (ma qui si torna al discutibile criterio di calcolo). C’è poi la possibilità di veri e propri errori come successo alla pescheria Lo Scoglio in via Madama Cristina a cui è stato inviato un conto da 2.965 euro a fronte dei 1.671 del 2023, ma ciò a causa di un errore di denuncia dei dati da parte del palazzo in cui si trova la rivendita.
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