Giusto il tempo di pubblicare l’articolo relativo allo sgombero del minisuk di largo Giulio Cesare ed ecco che loro (i soliti sfaccendati, riuniti nel "giardino delle tre lanterne" per vendere vestiti e oggetti di recupero o rubati) già sono tornati. Intorno alle 21 di ieri sera (mercoledì 19 febbraio), la nostra redazione viene raggiunta da numerosi messaggi dei residenti scoraggiati.
“Tutto inutile. Sono di nuovo lì” ci scrivono rammaricati. Sembra il gioco dell’oca, perché quando ti illudi di essere arrivato in fondo, dopo aver superato mille ostacoli, all’improvviso ti ritrovi al punto di partenza. E qui, il punto di partenza è quello in cui, ogni giorno a tutte le ore, sui chiusini del gas, un gruppo di marocchini allestisce un mercatino abusivo.
“Ho voglia di piangere quando finirà?” ci scrive Stefania. “Il peggio è che lo fanno davanti all’esercito e nessuno dice niente. Chi ha chiesto alle forze dell’ordine, presenti al presidio, di intervenire si è sentito rispondere che ieri (martedì 18 febbraio, ndr) durante il servizio di controllo hanno già portato via tutto” rincara la dose Franca. Giulio non si stupisce: “Solita scena a cui siamo abituati ad assistere in largo Palermo. Appena vanno via le forze dell’ordine delinquenti, pusher e drogati tornano subito”.

Ci contatta anche il presidente della Circoscrizione 6. “Non possiamo permettere che questo minisuk continui a esistere soprattutto dopo l’intervento delle forze dell’ordine risalente a martedì sera. Pertanto come Circoscrizione 6 – afferma Lomanto - chiediamo ulteriori servizi di controllo per almeno due settimane, in modo da combattere definitivamente quest’azione illegale che crea degrado e che sicuramente causa disagio a tutti i cittadini del nostro territorio”.
Già, ci vuole un segnale forte da parte delle istituzioni. Perché il braccio di ferro tra lo Stato e l’illegalità non lo può vincere l’illegalità. I cittadini hanno bisogno di sentirsi protetti, di sapere che lo Stato c’è ed è pronto a intervenire per contrastare la criminalità, per rimettere ordine dove non c’è rispetto delle regole. Altrimenti si finisce tutti quanti in quella canzone in cui De André narra una storia disonesta che nessun cittadino perbene vorrei mai sentire. La storia di Don Raffaè, un criminale che delle leggi se ne fa un baffo “e lo Stato che fa? Si costerna, s'indigna, s'impegna poi getta la spugna con gran dignità”.
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