Barriera di Milano è il terreno su cui si gioca la partita sociale e politica più importante di Torino. Per due ragioni: il degrado del quartiere (problema vecchio) e lo spostamento dei giovani immigrati di seconda generazione – residenti in Barriera - verso la protesta sociale violenta (problema nuovo).
Il primo problema (degrado) ha mille sfaccettature: dalla desertificazione commerciale alla delinquenza di strada, dalla mancanza di luoghi d’attrazione architettonica e culturale alla carenza di eventi di cui essere orgogliosi. Un’azione altamente impattante da parte delle forze dell’ordine non risolve questo caleidoscopio di situazioni. Tuttavia, è altrettanto vero che se non si ristabilisce un principio di legalità allora le altre questioni passano in secondo piano. Per fare un esempio, chi si convince ad aprire un negozio in Barriera se pensa al rischio tangibile di essere rapinato a ripetizione? Quindi, la priorità è la SICUREZZA. Ad essa occorre affiancare tutto il resto, senza indugi. Per noi, tutto il resto va sotto lo slogan BARRIERA IS BEAUTIFUL (un auspicio) e si dovrebbe partire da un luogo e un evento da far crescere con energia e convinzione.
Il secondo problema ha due facce: una è che i centri sociali a Torino hanno preso coraggio e sono sempre più frequenti le loro azioni violente, soprattutto contro i tutori della legge. L'altra faccia è che i centri sociali (parliamo soprattutto di Askatasuna) hanno cominciato ad attrarre nella loro spirale i giovani immigrati di seconda generazione facendo leva su alcuni pretesti mondiali riguardanti il mondo arabo (da Gaza alla morte di Ramy).
Sull’atteggiamento sempre più bellicoso di questi contestatori col passamontagna l’amministrazione comunale deve assumere una posizione assolutamente più netta, intransigente e decisiva. È giunto il tempo di scelte impegnative davanti a tutta la città. Inoltre, basta ambiguità, mezzi toni e distinzioni in filigrana su polizia e carabinieri: i difensori dell’ordine pubblico devono essere tutelati e posti in condizione di svolgere le loro funzioni di primario interesse civile. Su questo auspichiamo una manifestazione di solidarietà per gli agenti e i militari finiti all’ospedale (nel quasi silenzio generale).
L’ultimo tema è spinoso. L’attrazione di ragazzi italiani (ma provenienti da famiglie immigrate in Barriera tanti anni fa) verso l’area del dissenso sociale è maledettamente pericolosa. Come è facile intuire, questo transito verso la protesta semi-rivoluzionaria nasce anch’esso dal degrado. Quando intorno a te vedi solo squallore e poche speranze allora diventi frustrato, disagiato, inappagato. Tuttavia, servono più dati. Per ora ci fidiamo del parere di alcuni osservatori, ma quanto è vasto il fenomeno? Quali sono i canali in cui avviene? È stata avviata la ricerca di un dialogo, di un confronto, con questa fascia sociale specifica?
Per tutti questi motivi su Barriera si gioca il futuro della città, del suo assetto politico, del suo sviluppo sociale. Una partita maledettamente difficile. Ma da vincere.
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