Il fenomeno delle baby gang a Torino è sempre più all’attenzione delle forze dell’ordine. La preoccupazione degli inquirenti è dovuta all’aumento degli episodi riconducibili a queste aggregazioni di giovanissimi e alla difficoltà di identificarle e controllarle. Molti di questi gruppuscoli propensi al crimine partono da Barriera di Milano per poi agire in centro città.
L’aumento dei reati (aggressioni, furti, minacce) non ha solo ragioni economiche, cioè appropriarsi di telefonini o denaro, ma anche ragioni “identitarie” (ovviamente distorte e devianti): è come se le “bande fluide” – questa la definizione usata da parte degli investigatori (che ricorrono anche all’espressione “cani sciolti”) – volessero affermare una loro esistenza, una loro consistenza, un loro peso nella vita sociale. Far paura agli altri è il loro modo di rivendicare una posizione di potere nella vita quotidiana. Infatti, non di rado si disfano degli smartphone e di altri oggetti sottratti alle vittime gettandoli via. Sembrano più interessati a filmare le loro incursioni per poi condividere le immagini sui social media, dove appaiono spesso in pose da teppistelli e con grottesche imitazioni di atteggiamenti da boss.
La difficoltà a identificarli e controllarli è una caratteristica legata alla estemporaneità delle bande giovanili torinesi. A differenza di quanto accade in città come Milano, dove le baby gang risultano maggiormente strutturate, stabili e organizzate, a Torino le aggregazioni si verificano quasi per caso e in modo transitorio. Così può capitare che un quindicenne qualsiasi si unisca a un gruppetto di coetanei per una sola volta e per una sola scorribanda.
Dal punto di vista del profilo generale, si tratta in prevalenza di immigrati di seconda generazione, particolarmente allergici alle regole civili e anche alle prassi dettate dagli ‘anziani’ delle loro comunità. I loro genitori sono arrivati diversi anni fa da Nordafrica e vicino Oriente (soprattutto Marocco ed Egitto) e si sono stabiliti nei quartieri periferici, come Barriera, Madonna di Campagna, Aurora. Sono ragazzini che parlano italiano (spesso sono proprio italiani), con accento piemontese, e si vestono secondo le discutibili mode dei trapper o di altri esponenti delle cosiddette ‘controculture’ contemporanee.
Nel 2024 i Carabinieri della Compagnia San Carlo hanno arrestato 48 appartenenti alle baby gang. Trentacinque giovani sono stati raggiunti dal provvedimento di DASPO urbano (un’altra ventina di casi è sotto esame in questi giorni). Tuttavia, è il senso di impunità a far prosperare le bande giovanili, perché poi le conseguenze vere e proprie risultano per loro poco temibili. Anzi, nella gran parte dei casi, le sanzioni e le condanne vengono vissute da questi giovani come “punteggio guadagnato sul campo” e di cui vantarsi con orgoglio.
Comments